Tra poco salirò su un aereo che mi riporterà a casa, terminerà così la mia ottava missione umanitaria in terra d’Africa.
L’esperienza della missione in questa terra non è mai semplice da descrivere, ci sono momenti in cui si è travolti dalle emozioni, ti si riempie il cuore di sorrisi, sguardi, lacrime e di gesti che non ti lasceranno mai perché rimarranno impressi nella tua anima.
Questa terra ti insegna a dare importanza ad ogni piccolo particolare, a stare bene e ridere con poco, imparare ad essere felice di niente, ti fa capire quant’è preziosa l’acqua.
L’Africa è un pensiero, un’emozione, con tante contraddizioni.
Durante questa missione, abbiamo raggiunto, percorrendo km di pista all’interno della foresta, popolazioni di villaggi dove l’assistenza medica è pura utopia, si presentavano persone, soprattutto anziane, che alle nostre domande dichiaravano candidamente che “non soffrivano di niente ma non erano mai stati visitati da un medico, quando avevano avuto bisogno si erano rivolti al guaritore del villaggio”; abbiamo assistito i bambini di diversi orfanotrofi, alcuni dei quali sono gestiti in maniera egregia dove i piccoli hanno trovato una famiglia, mentre in altri orfanotrofi i bambini più che vivere tentano di sopravvivere; infine, abbiamo assistito neonati prematuri e malnutriti in centri o dispensari, dove ogni giorno si salvano vite umane, grazie all’abnegazione e all’amore di persone eccezionali.
Adesso si ritorna a casa, stanco nel fisico ma con il cuore colmo di emozioni, come dimenticare gli occhi lucidi per la felicità di alcune mamme quando abbiamo consegnato il latte in polvere che avrebbe salvato la vita di bambini prematuri, malnutriti ed intolleranti al lattosio; come dimenticare “merci beaucoup” ripetuto in continuazione da Sietou per averle regalato la “normalità” riparando la protesi della gamba; tanti altre emozioni/stati d’animo mi accompagneranno, ma l’incontro con Kossi è l’emozione emotivamente più forte che mi accompagnerà per tutta la vita, vederlo correre e giocare con i coetanei mi ha emozionato, con molta fatica ho dovuto ricacciare indietro qualche lacrima, nel ricordo di un’intera notte trascorsa in ospedale, insieme alla mamma, per strapparlo dalle fauci di un destino infausto.
Un bacio ed un forte abbraccio ai miei compagni di viaggio che mi hanno supportato e sopportato, Valeria, Renza, Claudio, Enrica, Silvia e Romain.
Un grande GRAZIE va a tanti di voi che ci siete vicini in tutte le nostre iniziative e ci seguite con assiduità, ci date la forza di continuare.
Quando tra qualche giorno mi mancherà calpestare la terra rossa, le gride festose dei bambini al mio passare, “YOVO-YOVO” (uomo bianco), non passerà giorno senza che sarò assalito dal mal d’Africa, uno stato dell’anima prima ancora che uno stato mentale.
Arrivederci Africa