Aviat

Missione novembre 2022

“Camminiamo CON loro” 

 

SIAMO PARTITI
 
É iniziata una nuova Missione AVIAT.
Mi prendo il tempo qui in aereo per fare un primo punto della situazione, ma finirò il ‘racconto’ stasera.
Il Volo lungo ormai da 10 ore e ancora 1 per arrivare a destinazione. Milano – Addis Abeba – Lomè Siamo riusciti a dormire per buona parte. Abbiamo cominciato a parlare fra di noi volontari a raccontarci un po’ delle nostre quotidianità: siamo in 7. Enrico dentista di Reggio, Lucia medico di PS di Vignola, Federica infermiera di Faenza, Monica ostetrica di Fontanelice, poi le due gemelle Romanelli, Stefania medico di famiglia e Enrica psichiatra da Foligno. Domenica ci raggiungerà da Bruxelles quel vulcano di Enrica, che da bravo ingegnere ci mette tutti in riga, ci insegna come organizzarci, a non fare le cose così come vengono, ma con una progettualità costruttiva per le persone che incontriamo.
Siamo tutti molto ‘carichi’ e desiderosi di metterci in gioco. Personalmente come al solito ho quel timore di fondo, quella preoccupazione di non poter dare il meglio, di non avere tempo e modo di essere di aiuto a quanti incontreremo, di non dare ai miei compagni la possibilità di essere per e con.
Essere CON l’Africa è una cosa che ci ha insegnato don Dante del CUAMM, senza la presunzione di voler cambiare l’Africa con le nostre regole, ma camminando insieme CON.
Ci ho messo degli anni per capirlo, per accettarlo, ma penso che sia l’unica maniera per non rimanere delusi, per non dover dire come anni fa diceva un mio amico “Io non torno perché non ci si fa la punta, non cambiamo la loro realtà, che non vogliono e non riescono a cambiare!”
Così dopo la missione di aprile e settembre siamo qua di nuovo. Abbiamo intenzione di fare tante cose. Nella certezza degli imprevisti, almeno questa volta partiamo con le autorizzazioni regolari del ministero, senza dover penare nell’attesa di quell’attestato obbligatorio che ti dà la possibilità di portare la tua professionalità gratuita.
Andremo in vari CM, faremo 2 pozzi, incontreremo persone con le quali progettare, ma lo vedremo.
Come più volte ho scritto, quello che vi dirò non vuole essere il mettere in mostra un’ostentazione di ”come siamo bravi”, ma piuttosto un rendere conto di quello che possiamo fare grazie alle tante persone che ci aiutano e sostengono economicamente e moralmente.
“Le idee volano alte nel cielo, ma hanno bisogno di concretezza per calarsi concrete sulla terra”.
Grazie e … Se ci credete pregate per noi

4 Novembre

 

PRIMO GIORNO DI MISSIONE

 
Ci siamo già calati nella quotidianità del Togo. Incontriamo tante persone che ci affidano i loro malanni nella speranza che noi possiamo quantomeno alleviarglieli. Sveglia presto e partenza per Vo Attive, un villaggio come tanti, dove la povertà e i bisogni si toccano e uno spera di risolverli, ma nei nostri pochi giorni che gli dedichiamo non è possibile cambiare. L’immagine che vediamo lungo la strada mostra dei cambiamenti continui ogni volta che torno. Un inurbamento progressivo delle persone che dalle campagne viene a Lomè, sperando in una vita meno difficile. Ma la realtà poi non è così, se al villaggio l’agricoltura di sussistenza ti garantiva un pasto quotidiano, la capitale si dimostra invece una dura lotta per trovare anche solo un piatto di riso, vivendo in ricoveri di fortuna che crescono lungo strade piene di buche profonde, esito delle recenti piogge.
In questo quadretto naif ritorno alla giornata, la cui descrizione la trovate nei post delle ”compagne/o di viaggio”, Monica Padovani, Stefania Romanelli, Enrico Spallanzani.
Personalmente la mattinata parte in salita: la prima eco, una gravidanza al 4°mese… non c’è il battito del cuore. Nessun dramma, la morte qui viene accettata come una ”eventualità della vita”. Poi una lunga fila di pancione che fanno un’ecografia per la prima volta nella vita, nonostante le tante gravidanze. Poi la signora senza mestruazioni da anni che dice che non rimane incinta per una sorta di maleficio woudou e che vorrebbe che io glielo togliessi. La donna alla settimana gravidanza che sorride alla notizia che aspetta due gemelli.
Nelle altre stanze del Centro Medico i problemi non sono minori.. la mamma ipovedente che porta 2 gemellini di un anno denutriti a cui puoi dare alcune bustine di plumpy nut (bustine con un alimento ipercalorico, che fa miracoli e che lo Stato dona a situazioni di malnutrizione, ma ora al dispensario non ce n’è più e per fortuna che ne abbiamo noi); per questa mamma, che non vede quasi più, vorremmo provare a capire se si riesce a risolverle il problema (cataratta congenita, glaucoma?), ci vorrebbe un oculista! Enrico a fare estrazioni di denti…
Abbiamo preso in carico alcune persone che dovrebbero essere operate ma non hanno i soldi, che però proponiamo di donare perché molti in Italia ci hanno fatto donazioni con questa motivazione.
Non voglio continuare con la lista… La giornata finisce con un frugale, ma gradito pasto a base di ignamm fritto e sugo offerto dall’assistente capo del CM. A casa dopo un breefing di verifica della giornata abbiamo fatto un brindisi alla salute di Monica che compie gli anni e poi a letto, senza ninna nanna. Domani è un altro giorno.

5 Novembre

 
La missione continua…. Parto da questa sera quando, pur stanchi di una giornata intensa di lavoro e ”emozioni”, dopo la cena, ancora sudati e stanchi ci siamo seduti a raccontarci le sensazioni percepite, discutere e mettere in campo le criticità. Ognuno ha portato il suo contributo di idee… non abbiamo di certo ”rifatto l’Africa ”, ma di sicuro abbiamo cercato di portare un piccolo mattone alla costruzione di una piccola associazione AVIAT, che è alla ricerca di un suo modo di essere CON. Ho raccontato un po’ la nostra storia, i nostri errori, i magoni e le soddisfazioni di tanti anni in Togo. Ognuno ha detto cosa e come vorrebbe che camminassimo.
La seconda giornata a Vo Attive con tantissime persone ad aspettarci, accalcate nel piccolo dispensario mentre fuori imperversava un acquazzone tropicale é volata. Finite le visite abbiamo deciso di aiutare alcune persone bisognose di cure importanti, che però non si possono economicamente permettere. 4 interventi di cataratta, 3 ernie, una neoformazione al seno, l’aiuto a una mamma ipovedente col marito ammalato e 2 gemelline denutrite.
Nonostante la pista quasi impraticabile per tutta l’acqua caduta, con Marc il farmacista siamo andati al suo villaggio e lì abbiamo toccato con mano una situazione di estrema povertà, una situazione di bambini che non sempre riescono a fare un pasto quotidiano e che lui con la sua associazione cerca di aiutare con una refezione un paio di volte la settimana, cercando poi di capirne i bisogni e trovare aiuti concreti. Intensa è stata l’emozione delle ”ragazze” di fronte a questa realtà, grande il desiderio di aiutare subito. Di certo aiuteremo queste persone, che sono come tante nell’Africa, ma che qui abbiamo conosciuto e che non possiamo ignorare. Aiutare non a spot mediato dall’emozione del momento, ma un aiuto continuo e programmato, cercando di non disperdere le risorse.
Poi nonostante l’ora tarda e le piste piene di buche , fango e laghi d’acqua, siamo andati a Zooti a incontrare le donne della Cooperativa Agricola che da anni aiutiamo, a vedere all’opera il macchinario per la lavorazione della palma, della manioca, del mais…acquistato con l’iniziativa ”le donne per le donne”.
Oltre ai sorrisi dei tanti bambini abbiamo percepito la gratitudine di donne che ogni giorno si rompono la schiena nei campi, nelle capanne anguste e piene di niente, che anche da questo strumento traggono un miglioramento alla loro quotidianità.
Il ritorno a casa e poi il breefing.
Buona notte e a domani che sarà ancora intenso per l’incontro coi bambini aiutati a distanza e il completamento del pozzo per la scuola di Agoé.

6 Novembre

 
Oggi doveva essere una giornata tranquilla, ma qua di tranquillo non c’è molto. Dopo essere andati in banca a prelevare i soldi, siamo andati al Grand Marché e qui niente di nuovo, il solito assalto di chi voleva venderti questo o quello. buono prezzo”. Incontro con i bambini aiutati a distanza… Molto bambini ormai non sono più e dovremo trovare una soluzione. Ne abbiamo parlato e come Consiglio AVIAT dovremo studiare qualcosa .
Finita la festa, ormai a sera, dopo un acquazzone, abbiamo assistito alla fuoriuscita dell’acqua dal pozzo che abbiamo costruito qui ad Agoè e che servirà per la nuova scuola dei bambini. Un pozzo dedicato alla Madonna, per il desiderio di un donatore di una parte delle spese. d
Diverso dai soliti. Senza la solita fontana d’acqua che esce alta dal forage, ma semplicemente acqua che esce da un tubo, prima gialla sporca, poi più chiara e suor Martine che entusiasta ci dice ” l’ho bevuta è buona!”. Ciliegina sulla torta siamo andati ad acquistare riso, olio, pasta e pomodoro per l’orfanotrofio di Vo Attive e per quello che incontreremo a Tsevié. Finita la spesa si è avvcinato un togolese, un signore non conosciuto, che sapendo la destinazione del nostro acquisto ha voluto regalarci 50 kg. di riso e pasta proprio per gli orfanotrofi, per contribuire al miglioramento della loro vita
È stato un gesto molto apprezzato che ha reso ancora più ricca una giornata in cui : ” siamo stanchi anche se ci sembra di non avere fatto niente!”.
Buona domenica.

7 Novembre

 
Ricordati di santificare le feste.
È il titolo che mi viene da dare a questa Domenica, che è iniziata con la Messa alla parrocchia del quartiere. La ‘solita’ Messa partecipata da tante persone, che non riescono a rimanere ‘ingessate’ come siamo noi quando (e se) andiamo a Messa la domenica. Persone che ballano al ritmo dei canti del coro, che all’offertorio supportano la comunità con l’offerta di pochi centesimi, che per loro sono tantissimo. Nessuno si stupisce poi se dopo quasi 2 ore ci si siede ad ascoltare la relazione di quanto è stato raccolto, di come saranno le tante iniziative parrocchiali, questo per coinvolgere e fare partecipare tutti.
Dopo essere rientrati, caricato ”all’inverosimile” il pulmino (in pieno stile africano) é arrivato Marc, incredulo del dono di riso, pasta olio e pomodoro, che gli avevamo promesso. È arrivato dal villaggio in zemijan (moto taxi), perché lui non ha l’auto o anche solo un motorino. Una foto e oltre agli alimenti gli abbiamo donato 100.000cfa (circa 150 euro) per acquistare ancora fagioli e mais, ma anche per prendere un taxi per portare il tutto al villaggio. Contentezza e riconoscenza…. Stupore per questo cibo che servirà per dare un po’ da mangiare alla refezione dei bimbi poveri di Vo Attive. Poi anche con la promessa che cercheremo con Philippe di fare un piccolo progetto per provare a dare continuità a questo aiuto.
Salendo verso il Nord abbiamo fatto tappa a Tsevié all’Orfanotrofio Joko di Sylvia Roovers, una signora belga che, dopo essere prematuramente rimasta vedova, ha trovato un senso alla sua vita fermandosi in Togo ad accudire orfani. L’avevo incontrata ad aprile con Carla e Maurizia e ci sembrava giusto dare continuità a quel bell’incontro.
Una struttura ben tenuta e curata, con 23 bambini rispettosi ed educati. Ci ha offerto un ottimo pranzo, abbiamo parlato della situazione, delle sue paure educative. Alcune bambine sono ormai delle ragazze 15…16 anni… Ragazzi anche loro che crescono Immaginiamo la tempesta ormonale adolescenziale. Preoccupata nel desiderio di fare un controllo ginecologico (non così necessario se non hanno disturbi importanti), mi ha dato l’impressione che da buona mamma abbia instaurato con i propri ” figli” un dialogo aperto e costruttivo, cosa non facile in questo ambienti dove la sessualità è vissuta soprattutto come genitalità istintiva.Non c’è stata la necessità di visitare i bambini, in buona salute e ben seguiti anche dal punto di vista sanitario; solo mi ha fatto visitare il guardiano che presentava i postumi complicati di una rottura della caviglia.
Dopo l’acquazzone quotidiano, un caloroso saluto e un grazie per il riso e un po’ di cibo lasciati, una riconoscenza per gadget donati ai bambini, ci siamo di nuovo Messi in viaggio fino ad Amkpapé presso la Comunità di Cuori Grandi.
Qui abbiamo avuto la solita calda accoglienza di Maristella (il moto perpetuo), fatto un po’ di chiacchiere con suor Patrizia (la concreta presenza), salutato i 3 volontari ora presenti nella casa (Federica, Laura e Stefano), fatta la sistemazione nelle camere, poi col fuoristrada (in questo periodo è l’unico mezzo per raggiungere i villaggi nella foresta) siamo andati al villaggio di Avegodo dove abbiamo costruito il primo pozzo e, ricordando l’emozione della prima volta, e’stato bello percepire che quell’acqua pulita ha dato vita e vitalità a una comunità che si riforniva e dipendeva da un pozza d’acqua piovana. Ormai col buoi ci siamo fermati a Kablivé alla scuola dove avevamo regalato 50 banchi per vedere la nuova chiesa costruita per portare ancora un messaggio religioso, cristiano a comunità, in cui l’islam sta facendo proseliti attratti più dai doni, che dalle reali convinzioni religiose, che rimangono legati a una religione animista ancestrale.
Appena rientrati a casa abbiamo dovuto cercare di risolvere il problema di una ipertensione grave, fare un’eco al volo a una signora incinta per determinare a che mese di gravidanza era e ad un’altra donna senza mestruazioni da 3 mesi, che però non ha accettato di buon grado la notizia di aspettare un bimbo da aggiungere agli altri due a casa. Ormai è notte! Abbiamo ‘ santificato ‘ la festa?
Ora dormire, perché domani ci aspetta una dura giornata.

9 Novembre

 
Sono 2 giorni che non ho avuto il tempo di scrivere nulla. Siamo qui in pulmino in una pista di 40 km. per raggiungere il villaggio di Afontdji dove verrà fatto un pozzo, speriamo di arrivare integri in mezzo a tutte le buche che stiamo incontrando, speriamo che le sospensioni del pulmino tengano Veniamo da Aktapame presso la comunità di Cuori Grandi e qui non abbiamo avuto il tempo di annoiarci.
Da mattina a sera è stato un susseguirsi di eventi previsti e … imprevisti. La descrizione della nostra vita quotidiana la potete leggere nei post di Enrico Spallanzani e di Stefania Romanelli. Io come al solito sono rimasto nella mia postazione a vedere donne incinta o con il loro indecifrabile ”mal au ventre”.
Imprevisti…
Ieri notte all’ 1,30 siamo stati svegliati dal guardiano della casa perché c’era un uomo che stava male e chiedeva aiuto. Era venuto da Kablivé, un villaggio a 8 chilometri nella foresta, accompagnato dalla moglie. Dal pomeriggio non riusciva ad urinare.
Tutta la casa si è ‘svegliata’. Con la visita e l’eco abbiamo visto che c’era in blocco vescicale.. . la vescica era piena, abbiamo provato a mettere un catetere, ma aveva una stenosi (restringimento) grave dell’uretra. Si va all’ospedale con il nostro pulmino Desiré e Philippe. La nazionale di notte è pericolosa, ci sono camion grandissimi con fari abbaglianti che ti impediscono di vedere la strada; quando li incroci hai un ”buco nero” di 2 3 secondi e spero veramente che al di là del buco non ci sia nessuno o anche solo un caprone vagante.
Arrivati all’ospedale ho pensato: bisognerebbe che ogni occidentale venisse qui… Smetteremmo di lamentarci della nostra sanità. Prima entriamo in uno stanzone con 20 letti e sotto distesi i parenti ”badanti ”.
Poi per fare qualsiasi cosa ci hanno dato la prescrizione di cose da andare ad acquistare nella farmacia interna… Un catetere, guanti, garze, disinfettanti… E vado a prenderli, altrimenti non ti fanno nulla. Se non hai l’argent non ti fanno nulla.
Mi presento ” je suis un médecin ”..
Chi se ne importa , tanto qui di medici non ce ne sono. Due infermieri si chiudono nell’ambulatorio e fanno la ‘ostra figura e sono costretti a fare ma stessa cosa che avremmo voluto fare già noi: svuotare la vescica per via sovrapubica (con un ago si forma la vescica e si fa uscire la pipì). Tempo 15 minuti e siamo liquidati. . Qui non possiamo più fare nulla dovete portarlo a Lomè. 190 km.
Risaliamo e ritorniamo a casa. Alle 4,30 il paziente si mette sotto il portichetto dell’infermeria e se ne parlerà quando fa luce. In realtà al mattino, dopo un’oretta di sonno, incontro l’uomo in piedi che urina, meno male… Andrà a Lomè col taxi poi si vedrà….
Adesso ritorno a dove ho iniziato siamo ancora sulla pista che come dice Costantini siamo in ”c…lo al mondo!” Provo a inviare il post e le foto delle mie compagne di viaggio.

10 Novembre

 
Emozioni
Mi prendo ora il tempo per scrivere in attesa della cena qui al Villaggio della Gioia… In questo momento sta imperversando un grande acquazzone e il sottofondo musicale potete immaginarlo.
Le ultime 30 ore sono state molto intense e piene di emozioni.
Ieri mattina all’orfanotrofio di NDN a Notzè abbiamo constatato per l’ennesima volta il degrado della struttura e soprattutto della condizione dei bambini. Un lungo discorso con suor Cécile, che ci ha fatto un quadro difficile da capire, un quadro di mancanza di personale, che se n’è andato perché 20.000cfa (30 euro) al mese sono pochi. Ora sono costrette 24/24 in 7 ad accudire 140 bambini… E immaginate come possono essere bimbi piccoli, che razzolano tutto il giorno per terra. È l’ennesimo problema che ci si presenta e al quale, dopo averne parlato, dovremo dare una risposta.
Del ”viaggio avventuroso verso il villaggio di Afantidji ho già raccontato:42 km.di pista con buche profonde e il pulmino stracarico che ondeggiava e cigolava in maniera preoccupante.
Il tutto è stato ripagato dall’emozione di aver di donato acqua buona a persone riconoscenti e grate di questa opportunità, persone che ci hanno offerto ignamm fritto e vino di palma, che abbiamo assaggiato con un po’di diffidenza. Dai video che hanno postato i miei compagni d’avventura avrete ben colto l’emozione.
Ieri sera poi siamo. Arrivati qui a Atakpamè al Villaggio della Gioia, accolti calorosamente da suor Betta, dalla comunità e da Paolo Zarantonello che è arrivato da un paio di giorni. Oggi full immersione in visite alle persone della casa e alcune del quartiere. Visite anche ai bimbi con cure dentistiche… Enrico Spallanzani ha finito solo ora, ma lui è un diesel che macina denti e non si lamenta mai . Fra le disavventure mettiamo che ieri sera Desiré ha bruciato la frizione del pulmino (l’ha stressata in maniera ignobile!); Però oggi l’abbiamo sostituita con una nuova (non originale), per un costo totale di 35.000cfa (poco più di 50 euro).
Ora dopo la cena qui al VDG noi maschietti andremo a dormire nel nostro ”splendido isolamento” dove le stanze sono accettabili, ma non c’è acqua corrente. Un secchio d’acqua e via.

13 Novembre

 
Anche questa mattina mi sono svegliato presto alla voce del muezin e provo a buttare giù qualche considerazione su questa Missione, che sta arrivando verso la fine. Vale la pena essere venuti fin qua per ” fare del bene ”? Vale la pena ” disturbare ” la quotidianità delle nostre famiglie per venire ad aiutare persone ”sconosciute ” , quando quotidianamente a casa incontriamo persone che richiedono la nostra attenzione, la nostra accoglienza, il nostro aiuto? Non ho una risposta, mi devo fare bastare quello che sempre dice suor Betta: ” L’ Africa non la salviamo noi, ma non possiamo non essere qui per portare il nostro contributo!”
E così provo a pensare ai nostri ultimi due giorni che abbiamo “vissuto” presso Medjàgni, un villaggio a un’ora di pista da Atakpamè, dove (se già non ne avevamo vista) abbiamo incontrato una grande povertà. Una popolazione che vive di un’agricoltura di sussistenza, che ha il pasto quotidiano, ma non ha i soldi per l’imprevisto, non ha i soldi per accedere a un parto in ambiente protetto e così la morte di uno o due figli viene accettata come una normale evenienza della vita. E quando trovi una donna al nono mese con il bambino in presentazione podalica e le dici che deve andare all’ospedale per fare un cesareo non sai fino in fondo se ci andrà. Provi a dare 10.000cfa per fare la mammografia a una mamma di 3 figli (5, 3 e 1) che ha un nodulo molto sospetto al seno destro, poi coinvolgi la suora del centro medico che ti faccia avere la risposta per poi pagarle un intervento.
In 2 giorni presso il CM delle suore di Charles De Foucauld abbiamo visitato una marea di persone (i numeri contano poco) e a fine giornata ci è dispiaciuto dover non donare una visita alle tante persone ancora in attesa, venute per farsi visitare da un medico.. unica volta forse nella vita. Una considerazione l’ha colta Lucia vedendo tante persone con i vermi nella pancia: “che acqua bevono?”. In realtà erano persone di un villaggio vicino che non avevano accesso ad acqua pulita e che, come più volte abbiamo constatato, si riforniscono di acqua da pozze occasionali. Così abbiamo pensato che un pozzo potrebbe essere una soluzione. E il pozzo lo faremo certamente in un prossimo futuro.
Un acquazzone ha bagnato il nostro fine giornata e mentre stiamo per ripartire padre Enry ci affida 3 bambini, che il padre aveva portato nel pomeriggio poi se ne era andato incurante del fatto che casa loro è a 45 minuti in macchina di pista e questi bambini sarebbero arrivati a casa a notte inoltrata dopo più di 3 ore di camminata; una mentalità difficile da capire, ma da accettare per quella che è.
A fine giornata ci sono arrivate due belle notizie: 3 bambini, grazie al contributo di Anna Maria e Roberto, sono stati operati di cataratta e potranno ”vedere” la vita. Mentre Marc, al quale abbiamo regalato gli alimenti, ha potuto iniziare la ”refezione” per i bimbi poveri del villaggio di Vo Attive e hanno fatto un pasto caldo: “Les enfants ont mangé le premier repas chaud”.
Mentre in lontananza il muezin continua nella sua lunga cantilena, fuori comincia ad albeggiare e inizia una nuova giornata… La Messa coi bimbi al Villaggio della Gioia, poi andremo al nord verso Sokodé dove ci aspettano altri problemi, che comunque non risolveremo ma cercheremo di vivere CON.
Buona domenica.

16 Novembre

 
È tardi, mi “cala la palpebra”, ma desidero fissare un po’ questi due giorni…Siamo arrivati molto stanchi a Lomè, dopo 7 ore di pulmino. Stanchi noi, ma molto di più Desiré, che ha guidato, direi questa volta con molta calma e attenzione, nonostante soprattutto questa sera fosse molto dura guidare con auto, camion, motori che ti “ruotano ” attorno, senza regole. Stanchi e un po’ delusi dal fatto che non abbiamo potuto realizzare il pozzo in programma oggi al villaggio di ATCHADE-KOPE. Delusi noi, ma molto di più gli abitanti del villaggio, che hanno assistito alla perforazione del forage, fiduciosi, con la speranza di vedere migliorata la loro quotidianità , il loro bisogno di acqua. Ai lati del camion del pozzo solo polvere di roccia e neppure una goccia d’acqua! Anche Iroko (l’uomo dei pozzi) e’ rimasto male in un misto di sensazioni da mancato guadagno e il rammarico di non aver potuto aiutare questa povera gente. Ci lasciamo con la promessa di realizzare a breve un pozzo al villaggio di Medjàgni: “il pozzo di Giobbe “, realizzato grazie al contributo di in amico di Enrico.
Tornando alla missione: ieri e questa mattina abbiamo operato al nuovo Centro Medico di Adjengré, costruito dal vescovo di Sokodè. Un CM molto bello e organizzato (è nuovo!), nel quale oltre alle suore vi lavorano quasi 30 persone. Abbiamo incontrato una realtà che non ci ha dato l’impressione della povertà estrema di altri villaggi. Valuteremo insieme se continuare ad andarci o no.
La nostra missione volge al termine, domattina andremo a regolarizzare alcuni problemi burocratici, poi ci prenderemo una mezza giornata di relax.
Non è ancora tempo di bilanci definitivi, anche se ieri sera a Sokodé abbiamo fatto fra noi in lungo breefing durante il quale abbiamo parlato, discusso animatamente, ci siamo arrabbiati un po’… Ognuno ha portato un po’ del suo vissuto durante questi 15 giorni, le sue idee future… idee nate anche da questa ennesima esperienza in terra d’Africa, dove come più volte ho scritto noi incidiamo poco nella mentalità, nella risoluzione dei massimi sistemi, dove noi possiamo cercare di aiutare il particolare: la ” goccia d’acqua ”.
Non so se qualcuno tra noi è rimasto disilluso, personalmente ancora una volta tornerò a casa con l’idea che queste persone meritano di essere aiutate. Purtroppo con i nostri modi a volte non corretti, modi dettati dal nostro star bene, dalla nostra pancia piena. Sono partito con l’idea del CON e ritorno a casa con la convinzione della “giustezza” di questa affermazione, che dobbiamo cavalcare insieme alle tante persone che senza colpa sono costrette a vivere la vita sempre in salita. Con i miei compagni di viaggio dovrò partire proprio da qui… Qualcuno deciderà di camminare con noi, qualcuno deciderà di camminare da altre parti, in altro modo?
“l’Africa è grande, ma da qualche parte bisogna cominciare!”

19 Novembre

 
STIAMO ARRIVANDO in ITALIA.
 
Anche questa missione finisce… finisce in Africa, ma continua in Italia dove dovremo tirare le somme di questa e dell’altra missione di settembre. Come spesso chiedo (ma spesso non ricevo riscontro) dovremmo mettere insieme le nostre esperienze, valutare le tante cose realizzate, positive, ma anche negative. Dare risposte concrete alle promesse fatte, ai progetti messi in cantiere… sì perché noi torniamo a casa, nelle nostre quotidianità fatte di tanto superfluo ed il rischio è di “dimenticarci” della sofferenza e povertà che abbiamo incontrato. Siamo tutti stanchi… io in particolare mi accorgo che gli anni si fanno sentire e dovrei dosarmi un po’… anche le mie compagne di viaggio hanno accusato la fatica e dovremo tenerne conto nelle prossime missioni. Ieri dopo una serena giornata di relax vissuta insieme al grand Marchè e poi in riva all’oceano qualcuno ha detto “… nelle prossime missioni dobbiamo prenderci una giornata così, per ricaricarci!”. E ha ragione, perché la stanchezza e il farsi prendere dalle cose rischia poi di non liberare la mente e di creare delle tensioni inutili. Nonostante tutto siamo contenti e direi soddisfatti. In questo clima di fine “campo scuola” abbiamo vari progetti da mettere in atto, ma non solo noi… tutti noi insieme.
– Dare continuità alla mensa per i bambini del villaggio di Vo Attive, gestita da Marc. Hanno cominciato già ad usare gli alimenti e i soldi che abbiamo donato, ma ora bisognerà continuare
– Sempre al villaggio di Vo Attive finanzieremo alcuni interventi di ernia, 4 o 5 cataratte, altri esami; tutte cose a cui le persone che ne usufruiranno non potrebbero accedere.
– Pozzo: dopo la delusione del mancato pozzo del villaggio di ATCHADE-KOPE ora costruiremo altri pozzi. Il primo a Medjanì: il “pozzo di Giobbe”, dal nome di un amico di Enrico che ha promesso di finanziarlo
– Progetto scuola al Villaggio della Gioia, per garantire a circa 40 bambini la possibilità di frequentare una scuola privata, nella quale possa essere garantita una migliore possibilità preparazione e conoscenza.
– Progetto Ferme: prevedere l’avvio di un’attività agricola in un appezzamento di terreno del VdG, nel quale a settembre è stato costruito un pozzo, grazie a finanziamenti avuti da Silvia Dragoni.
– Progetto sartoria, che ormai va avanti da solo.
– Aiuto a persone malate che ci sono state presentate dalla comunità di Cuori Grandi.
– Campagna di interventi gratuiti di Cataratta per adulti, ma soprattutto per bambini. Per quest’ultimi abbiamo già alcuni fondi.
– Programmazione di missioni future non solo sanitarie
L’elenco potrebbe allungarsi, ma mi fermo qui e ripenso ai tanti bambini che abbiamo incontrato, che ci hanno commosso, che avremmo voluto portarci a casa, i cui nomi ormai ci sono familiari e di famiglia. I bimbi aiutati a distanza.” Pierone” che con i suoi occhioni ti guarda e purtroppo non riesce a muoversi se non strisciando; Fatuma una bimba di pochi giorni, arrivata al VdG denutrita, incapace di mangiare, che alla fine è rifiorita grazie alla pazienza di Monica che l’ ha “abituata” a mangiare ed ora vedrà la vita meno in salita… Le due gemelline di Vo Attive anche loro malnutrite, la cui mamma è ipovedente per una cataratta e che abbiamo già in programma di far operare. Bambini meno poveri della scuola di Agoè che ieri mattina, ordinati e pazienti sotto il sole ci hanno voluto ringraziare per il dono del pozzo per la loro scuola, che permetterà loro di avere acqua pulita.
Come al solito devo chiudere questo resoconto… anche se il volo da Addis Abeba a Milano sarà ancora lungo è opportuno che provi a dormire un po’.
Grazie per la pazienza che avete avuto a seguirci, grazie se ci sosterrete, perché come dico sempre “le idee volano alte nel cielo, ma hanno bisogno di aiuti per diventare concretezze sulla terra!”

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