Aviat

children from Togo

Buon Natale

Se è vero che l’amore non si divide ma si moltiplica, vero è che il mio cuore è stato molto amato da ognuna di quelle mani tese e quelle braccia intorno al collo, da sguardi che ti tatuano sul cuore un infinto, sguardi pieni di racconti, di vita, di passato. Sguardi che a volte mi hanno fatta sentire grata, altre volte felice, altre volte triste. Uno invece per me è stato troppo. Troppo per la mia condizione di essere umano che vive una vita comoda non solo nel necessario ma soprattutto nel futile. Uno sguardo mi ha fatta sentire come se fossi in attesa di prendermi un pugno in faccia e lo stavo aspettando a mani basse.

Impotente. Quando io sono entrata li dentro, mi sono sentita impotente. Ho incrociato sguardi vuoti, mani timide e scoraggiate, sorrisi assenti ed alcuni mascherati. Ho sentito la distanza, percepito il vuoto dentro cio’ che non dovrebbe esserlo. Ho visto bambini scostarsi, allontanarsi, evitarmi. Mi sentivo intimidita. Mi sentivo nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ero un ospite come tanti altri, di passaggio, e chi passa, se ne va. Ero sola in mezzo a tanti che restavano lontani, ad una distanza di sicurezza grande almeno tanto quanto la paura di dover vivere un altro addio.

Resto li, mi nascondo il viso con le mani e li spio fra le dita. Uno si avvicina timido, un altro lo segue e cerca di spostarmi una mano. Gli sorrido, gli offro un palloncino, gli tendo una mano, ne gonfio un altro, poi un altro ancora. Alcuni cominciano a giocare altri restano in disparte, quasi a nascondersi. Io e loro, cosi simili nella sostanza ma cosi diversi per circostanze, io e loro cosi vicini ma cosi lontani. I loro occhi rivolti verso me mi pesavano come pietre, le loro mani pungevano. Una sola consapevolezza nella testa: io ero di passaggio, ma loro no.

Non ho risposte, ma ho tante domande. Non ho certezze, ho volontà. Non ho una meta certa, ma vedo chiara una direzione. Non ho una soluzione, ma ho tanti sogni. Uno di certo. Un sogno che mi fa visita spesso. Un sogno che se siamo in tanti allora non sarà più goccia, ma forse diventerà pioggia. Diventerà cascata, poi lago, magari a volte torrente, impetuoso, spaccheremo qualche argine magari, ma troveremo il giusto corso.

Non so come, non so perché, ma è andata che mi sono trovata invece al posto giusto nel momento giusto. Con un nodo in gola e un groviglio nella pancia. Mi fa attorcigliare dentro quella voglia di agire, di darmi una mossa perché la terra mi brucia sotto i piedi, la vita passa e non voglio che mi scorra via fra le dita come il vento. Il vento lo voglio accarezzare e ascoltare come il mare fa con i miei piedi, la vita era ieri, è soprattutto adesso e vorrei domani.

Quel pugno in faccia me lo tengo stretto come un dono, un regalo. Voglio scartarlo ogni mattina, voglio metterlo a riposare accanto a me la notte, voglio curarlo, farlo crescere e andarmelo a riprendere. Voglio condividerlo, mostrarlo, farlo girare come una catena dagli anelli infrangibili ma allo stesso tempo delicati, da trattare con cura. Il potere della condivisione è notevole, quello dell’accoglienza lo è ancora di più.

Davanti a me ho erbe alte, posso iniziare a camminare si abbasseranno, sopra di me il tempo non sempre sarà clemente, ma posso…


Con le parole di una nostra volontaria nell’ultima missione, AVIAT augura un Natale che sia buono per tutti! ❤️
Buon natale da Aviat odv

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